Padre Matteo Ricci da Macerata: la storia del “Maestro del Grande Occidente”

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Padre Matteo Ricci è stato un missionario gesuita italiano, uno dei primi occidentali ad entrare in contatto con la cultura cinese. In Cina, infatti, ha vissuto tra il XVI e il XVII secolo e qui ha svolto un ruolo importante nell’introduzione del Cristianesimo.

Padre Matteo Ricci: breve biografia di uno fra i più illustri marchigiani di tutti i tempi

Nato a Macerata nel 1552, Padre Matteo Ricci inizia i suoi studi presso il Collegio gesuita della città. Dopo i primi anni di formazione il padre decide di mandarlo a Roma per studiare diritto convinto che, per la sua intelligenza e memoria incredibile, questa fosse la sua strada.

Ma il ragazzo, in contrasto con il padre, decide invece di interrompere gli studi e di entrare in noviziato nella Compagnia di Gesù. Qui si forma come umanista e scienziato fino a quando non si trasferisce a Lisbona e da qui, a 26 anni, parte per l’India dove viene ordinato sacerdote e coltiva la sua formazione teologica.

Nel 1578 parte per la missione che gli cambierà la vita: l’ingresso in Cina.

Nel “Paese del Drago”, con la sua opera, contribuirà a creare un ponte di comprensione tra l’Occidente e l’Oriente, aprendo la strada ad ulteriori missioni cristiane in Asia.

Cosa ha fatto Padre Matteo Ricci?

Durante il suo soggiorno in Cina, Padre Ricci ha lavorato per diffondere la fede cristiana tra la popolazione cinese. Lo ha fatto con grande umiltà, riconoscendo la grandezza di una civiltà e di una cultura così profondamente diverse da quelle occidentali. 

Ha imparato la lingua cinese, traducendo molti testi religiosi in questa lingua. La sua formidabile memoria lo ha aiutato nello studio dei classici della letteratura cinese, che sono stati fondamentali per comprendere in profondità l’essenza di questa civiltà.

Padre Ricci ha anche svolto un ruolo importante nell’introduzione della scienza occidentale in Cina. Ha mostrato agli scienziati cinesi strumenti scientifici come l’orologio a pendolo e la bussola magnetica. Ha anche insegnato loro il calcolo e la trigonometria.

Non solo: il suo lavoro diplomatico è stato fondamentale per migliorare i rapporti tra la Cina e l’Europa, e promuovere la pace e la comprensione tra le due culture.

Basti pensare che capì così bene il suo paese ospite da essere nominato mandarino, indossare la seta dei letterati, vivere a corte dell’Imperatore e avere il privilegio di essere sepolto a Pechino, alla sua morte nel 1610.

Il suo lavoro, insomma, ha lasciato un’eredità duratura nella storia dell’arte, della cultura e della religione in Cina. 

Cosa visitare a Macerata per conoscere meglio la storia di Padre Matteo Ricci

«Non sono nato a Roma, ma in questa terra di mezzo sul mare Adriatico. Si chiama Marche ed è abitata da uomini sobri e prudenti, più amanti del silenzio che delle parole, molto versati nel lavoro. Nel centro c'è una città che si chiama Macerata, distesa dentro mura di mattone chiaro e rosa, sopra un colle che guarda il mare verso Oriente. Qui sono nato, qui vivono mio padre, mia madre e i miei fratelli». Così rispose Matteo Ricci a proposito della sua terra al governatore Wang Pan che gli chiedeva da dove provenisse. «Macerata, Macerata», rispose Wang Pan. «Deve essere una città nobile e fortunata, se può educare figli come voi, Li Madou».
da "Il Chiosco delle Fenici" di Filippo Mignini

Dopo il suo arrivo in Cina, Padre Matteo Ricci non ha più fatto ritorno nelle Marche, ma vi è rimasto sempre profondamente legato.

Lo testimonia non solo il fatto che quando redasse la carta geografica del mondo, non mancò di inserire il nome delle Marche nella costa Adriatica (unica annotazione di tutto il litorale), ma anche che negli ultimi anni della sua vita iniziò ad inserire nelle sue opere alcune espressioni dialettali tipiche del maceratese, in sostituzione delle corrispettive italiane.

Oggi, tra i luoghi maceratesi che possono raccontare molto della storia del “Maestro del Grande Occidente” possiamo ricordare:

1) Casa Natale di Padre Matteo Ricci in vicolo Ferrari

2) Biblioteca Mozzi Borgetti: all’ultimo piano della Biblioteca, luogo originariamente utilizzato come chiostro al chiuso dai Gesuiti, si trova la Specola dei mondi d’Oriente. Lo spazio è rivolto in particolare alla figura e alla storia di Padre Matteo Ricci, ma anche agli orientalisti marchigiani Giuseppe Tucci, Cassiano Beligatti, Antelmo Severini, Giacomo Leopardi e Tedorico Pedrini.

Lungo il percorso una serie di pannelli, installazioni, strumenti multimediali e materiali documentari forniscono informazioni sulla storia di queste grandi personalità che sono state costruttrici di relazioni durature tra la civiltà europea e quella asiatica.

Al piano terra si trova poi la riproduzione di un “orologio ricciano”, un orologio meccanico in ferro forgiato a mano dal Maestro Alberto Gorla per la mostra Padre Matteo Ricci. L’Europa alla corte dei Ming che si tenne a Macerata nel 2003, esposto poi nelle successive edizioni di Roma e Berlino, mentre nel 2010 compariva all’ingresso del Padiglione Italia all’Expo di Shanghai e nel 2011 scandiva le ore alla mostra allestita nel Parlamento europeo a Strasburgo.

Nella Biblioteca troviamo infine un gesso con il Ritratto di Matteo Ricci eseguito da Giovanni Battista Tassara (1841-1916). Scultore e patriota genovese il Tassara diresse per molti anni la Scuola d’Arte di Macerata dove lasciò la maggior parte delle sue opere.

3) Musei civici di Palazzo Buonaccorsi: nelle collezioni civiche dedicate ai concittadini illustri, il museo ospita Ritratto di Matteo Ricci di autore ignoto. 

Recentemente restaurato, il dipinto raffigura Matteo Ricci a figura intera, con la veste lunga dei letterati confuciani, mentre con la destra tiene un ventaglio e con la sinistra sorregge il monogramma dell’ordine, simboli dell’importante azione interculturale per il rispetto reciproco. 

L’opera costituisce una rara e preziosa testimonianza della memoria del grande gesuita maceratese.

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